06 mar – Motoalternativo

Forse la moto è l’unica vera passione che mi ha accompagnato per tutta la vita. Dalla scoperta che feci a 14 anni cavalcando (si fa per dire) un ciclomotore a ruote piccole (Legnano Tiko Tiko) ho sempre amato le due ruote.
Piccole o grandi cilindrate sono entrate a far parte della mia modestissima collezione che cerco di custodire con cura.
Amare la moto infatti non significa solo guidare, significa curare, smontare, sporcarsi le mani. E proprio per questo ho ammirato il progetto di un gruppo di appassionati bolognesi che si sono ritrovati a lavorare insieme unendo la passione per il restauro e la trasformazione delle moto.
Motoalternativo Garage: il nome già rappresenta bene l’idea che sta alla base di questa bellissima iniziativa.
Per tutto il resto vi rimando al sito del gruppo.

16 feb – Moto G.D

La visita alla collezione Nigelli è stata l’occasione per riaprire un libro regalatomi molti anni fa: Moto G.D di Enrico Ruffini, una pubblicazione della “collana monomarca” di Giorgio Nada Editore.
Forse non tutti sanno che questa Casa Editrice è un punto di riferimento per tutti gli appassionati di motori. Libri specialistici, raccolte illustrate, storie dei piloti più famosi all’interno dei quali possiamo trovare molte informazioni e dettagli non sempre reperibili in internet.
Anche il piacere di possedere il libro, poterlo sfogliare, gratificarsi con le tante illustrazioni rappresenta ancor oggi un piacere di cui non mi riesco a provare nonostante lo sterminato mondo del web.
Ed è proprio rileggendo alcune pagine di questo libro, pubblicato nel 1990, che ho trovato un bellissimo passaggio che ci fa ben capire lo spirito che animava la Bologna dei motori:

Mario Mazzetti, fondatore della MM, fu alla G.D come collaudatore nel 1923. Alfonso Morini, suo socio, nel 1937 si rese indipendente e dette vita alla casa omonima, che divenne celebre nel dopoguerra e ancor oggi continua la sua attività nel gruppo Ducati-Cagiva. Le tendenze separatiste emerse nel periodo Ghirardi causarono il sorgere di due nuove marche, che però ebbero vita effimera: la Dall’Oglio (1926) e la BB dell’ingegnere Bocchi (1927). I fratelli Conti Boselli, già concessionari a Milano, costruirono nel 1937 la casa FB, che produsse la Mondial, dominatrice nei circuiti internazionali negli anni Cinquanta. I nomi di Cavedagni e Sceti sono legati alla vicenda G.D fin dagli inizi: sappiamo che, nel 1929, i due uomini capaci si misero in proprio facendo nascere la CM, fabbrica di ottime moto, che agì fino al 1958. La Minarelli Motori, a tutt’oggi in piena attività, proviene da Vittorio Minarelli, tecnico della G.D prima della guerra. Così pure Otello Cattabriga, che si distinse per le macchine frigorifere, fu in rapporti con la G.D per la realizzazione della 175 nel 1929. Poerio Carpigiani, altro pioniere dell’industria del freddo, usò questa motoleggera in alcune corse per dilettanti. E che dire dei Drusiani? Padre e figlio nei loro modesti locali di via Milazzo, lavorarono a lungo per la G.D, acquisendo una tale maestria da meritarsi la stima incondizionata di tutti quelli che si rivolgevano a loro per ogni sorta di questioni motoristiche.
La generazione che fu capace di impegnarsi in modo così proficuo è ormai al tramonto ed il suo modo di progettare appare del tutto superato di fronte alla tecnologia moderna, che si affida più all’intelligenza artificiale che alla fantasia. Ma se oggi siamo arrivato a tal punto, il merito va riconosciuto a quelli che spesero il loro ingegno tra squadre, regoli e compassi. Quando per far notare la loro bravura, si usava dire “Ha cominciato alla G.D”; “Ha fatto pratica alla G.D”

13 feb – Collezione Nigelli

Nigelli è una bellissima e curata collezione privata di moto di produzione nazionale ed estera che si trova a Monte San Pietro, una località poco distante da Bologna.
Bruno Nigelli, il fondatore dell’azienda NIFO, guidato dalla sua passione motoristica ha raccolto nel corso degli anni molti modelli a due ruote con particolare attenzione alla produzione locale…

continua a leggere

11 dicembre – Lunga vita al Motor Show

A differenza di molti italiani io non amo lo sport.
Non lo pratico e non lo seguo.
Solo qualche rara eccezione; tra queste il mondo dei motori.
Da motociclista praticante le due ruote sono le mie preferite ma, probabilmente attratto dal fascino insito in ogni particolare meccanico, non disdegno neppure le auto.
Perché vi dico tutto questo? Semplicemente perché quest’anno sono tornato dopo tanti anni al Motor Show di Bologna; da pagante. Preciso da pagante in quanto l’entrata con biglietto omaggio (una volta molto in voga tra i bolognesi per un ovvio “legame di sangue” con la manifestazione felsinea) non è sempre correlata a vera e propria passione.
Se è gratis a volte ci vai anche solo per passatempo, a volte addirittura per noia. Se invece devi sborsare 25 eurini sicuramente qualche interesse ce l’hai.
Io quest’anno ci sono andato e sono rimasto soddisfatto.
Nonostante l’assenza di molti marchi ufficiali (specialmente tedeschi) gli stand erano piuttosto pieni; di motori ed anche di persone. Le cifre ufficiali traguardano i 280.000 visitatori complessivi. Sicuramente una cifra lontana dagli anni  d’oro ma sicuramente accettabile visto lo stop forzato che il Motor Show aveva sostenuto a causa di un travagliato passaggio di gestione e della generale crisi economica.
Anche l’attuale copertura televisiva non ha sicuramente fornito la visibilità di un tempo.
Nonostante tutto ciò credo che l’idea possa ancora funzionare.
Il Motor Show infatti è sempre stata una manifestazione particolare, diversa dagli altri saloni dell’auto e delle moto. La fiera bolognese è nata per lo spettacolo e per il divertimento.
Potevi trovare qualche nuovo modello ma, di solito, non ci andavi per quello.
Ci andavi per le corse nel piazzale, per il tuning, per il car audio (non so se è ancora possibile parlare di questo settore ma devo dirvi che, con grande stupore, ho ritrovato tra gli stand anche un nuovo catalogo !cartaceo! di autoradio e finali Sony: davvero strani questi giapponesi).
Al Motor Show non guardavi solo auto e le ragazze, ci andavi per sentire il rumore degli scarichi, per annusare il profumo dei motori, per accarezzare le carrozzerie luccicanti.
Insomma ti assicuro che attraversando i padiglioni con in mano una piadina con la salsiccia potevi appagare tutti i cinque sensi.
Una Fast & Furious in chiave emiliana che ha divertito per tanti anni diverse generazioni di ragazzi.
E’ difficile oggi fare previsioni a lungo termine, spero comunque che la manifestazione possa ancora funzionare e ridare vita a questa passione.
Lunga vita al Motor Show!
Questo è l’augurio che faccio a tutta l’Organizzazione ed alla mia bella Città.

27 gennaio – Punti di vista

 

Oggi ho faticato molto a trovarne uno sospeso.
E’ una tipologia di semaforo ormai estinta ma che negli anni ’70 si poteva trovare in molti punti di Bologna.
Quando ero piccolo anche l’incrocio tra Via San Donato e Via Andreini era sormontato da questo strano tipo di controllore elettronico che regolava sia la viabilità del traffico che quella dei pedoni in modo semplice, univoco.
A ben pensarci però quest’ultimo termine è forse un po’ azzardato.
Spesso da bambino accompagnavo la nonna a fare la spesa alla vicina cooperativa e mi ricordo ancora, attraversando mano nella mano l’incrocio, la sua raccomandazione “passa solo quando il semaforo è rosso”.
Nonna Iole, come quasi tutte le signore della sua generazione, non aveva la patente di guida e sicuramente non conosceva il codice della strada, proprio per questo la sua affermazione mi sembra ancor oggi più che giustificata; Quando è rosso le macchine si fermano ed è solo allora che tu puoi passare a piedi in sicurezza.
Nel corso della vita non è il solo esempio che mi ha fatto capire un diverso punto di vista ma sicuramente è quello che ricordo con più piacere.

 

03 gennaio – Il MAST di Bologna

 

Dal confronto con altre città europee mi sembra chiaro che la mia affezionata “grassa signora” ha bisogno di rinnovare un po’ il guardaroba. Non sono uno stilista e neppure un architetto ma è abbastanza evidente che Bologna deve rilanciarsi.
Sparita ormai la spinta ideologica degli anni 60 e 70 di sviluppare una città modello che rappresenti la sinistra italiana, le istituzioni si sono progressivamente appiattite sull’ordinaria amministrazione.
Una gestione del patrimonio bolognese improntata al “fare e disfare” al “vorrei ma non posso”.
Un eterno compromesso che ha finito per anestetizzare Bologna.
Finalmente negli ultimi anni qualche spiraglio. La nuova sede del Museo di Arte Moderna, la consegna da parte della  Fondazione della Cassa di Risparmio del Museo di Bologna a Palazzo Pepoli ed altri interventi urbanistici di rilievo.
Lo scorso anno si è aggiunto un altro piccolo gioiello, il MAST.
Il MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) è una fondazione no profit nata da un’idea  di un’importante famiglia imprenditoriale bolognese. Il progetto della fondazione si è poi concretizzato in una serie di edifici costruiti su un’area industriale dismessa grazie all’impegno della presidente del gruppo, Isabella Seragnoli.
Una vera e propria cittadella finalizzata a promuovere progetti di innovazione sociale e servizi a supporto delle aziende del gruppo Seragnoli e della città di Bologna.
Un bell’esempio di architettura ma soprattutto di sviluppo delle potenzialità cha hanno spesso rappresentato il nostro territorio nel mondo: cultura e innovazione.
In attesa che il Comune si faccia promotore anche di questa nuova parte del patrimonio bolognese vi invito a visitare la Gallery, attuale sede di una bella mostra di fotografia industriale.

Per info: www.fondazionemast.org

 

10 novembre – Vespasiano 2.0

 

L’installazione nel vespasiano di Via Bovi Campeggi di un impianto di illuminazione interna completo di pannello solare, centralina di controllo e batterie montate sul tetto mi ricorda vagamente certe Fiat degli anni 80 sulle quali il proprietario montava le minigonne laterali, i fanaloni anteriori e la scritta Rally sulla fiancata.
Anche la sensazione che ho provato era simile: un pò di tenerezza mista a tanta tristezza.